Aborto Spontaneo Milano
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Prevenire l’aborto spontaneo: quali le cause

L’aborto spontaneo è la morte non indotta dell’embrione, del feto o dei prodotti del concepimento nel lasso di tempo precedente alla 20esima settimana della gestazione. Si definisce un aborto spontaneo completo quando viene espulso tutto l’embrione o il feto senza vita; si parla invece di aborto spontaneo incompleto o ritenuto quando parte della gravidanza è ancora all’interno della cavità uterina, pur non essendoci attività cardiaca dell’embrione o del feto.

Come avviene un aborto spontaneo

L’aborto spontaneo si preannuncia spesso con un sanguinamento vaginale senza dilatazione cervicale. Avviene entro la 20esima settimana di gravidanza e viene confermato da una diagnosi effettuata sulla base di criteri clinici ed ecografici. Il trattamento usuale al rischio di aborto spontaneo prevede l’attenta osservazione e monitoraggio delle condizioni di salute della mamma e del feto.

Nel caso in cui l’aborto spontaneo appare inevitabile o si sia ormai già verificato, si procede rispettivamente con l’osservazione o il raschiamento dell’utero.

Aborto spontaneo sintomi

L’aborto spontaneo spesso è preceduto da leggere contrazioni e spotting con striature di sangue rosso brillante, rosso scuro o da un sanguinamento abbondante. È da considerare che circa il 20% delle donne incinte sperimenta una piccola perdita di sangue almeno una volta durante le prime 20 settimane di gravidanza e la metà di questi episodi portano ad un aborto.

Nel caso in cui l’aborto si verifica nel corso della prima fase della gravidanza, la perdita vaginale è lieve; quando invece la gestazione è già nella sua fase più tardiva, si assiste ad una vera e propria emorragia e il sangue può contenere anche muco o coaguli. In questo caso i crampi sono più intensi perché portano l’utero a contrarsi per espellere feto e placenta.

Esistono anche episodi in cui l’aborto avviene senza che si manifestino sintomi specifici. L’unica spia di allarme è che l’utero non aumenta di volume nel corso della gravidanza. In rari casi si possono sviluppare delle infezioni prima, durante o dopo l’aborto. Si tratta di “aborto settico” e solitamente riguarda i casi in cui ad indurre l’aborto sono praticanti inesperti che non utilizzano tecniche di sterilizzazione.

Purtroppo non è da sottovalutare, perché l’aborto settico può avere gravi conseguenze sulla salute della donna con il manifestarsi di febbre, brividi, sanguinamento e una frequenza cardiaca accelerata fino a casi di delirio e calo eccessivo della pressione sanguigna.

Cause aborto spontaneo

Nella maggior parte dei casi l’aborto spontaneo si verifica tra la 13a e la 20a settimane ma senza una motivazione o circostanza precisa. In molti altri casi sono invece identificabili le cause di aborto, come:

  • Problema genetico. In questo caso l’aborto avviene spesso nel corso delle prime 10-11 settimane di gravidanza
  • Difetto congenito. Si pensa ad esempio una donna con un disturbo di coagulazione facilitata che è sottoposta più facilmente ad una perdita ricorrente della gravidanza o aborti ripetuti dopo 10 settimane di gravidanza.
  • Età avanzata della donna oltre i 35 anni
  • Anomali degli organi riproduttivi: fibromi, tessuto cicatriziale, utero doppio, insufficienza cervicale
  • Uso di droghe: alcol e tabacco
  • Lesioni minori e gravi
  • Infezioni: toxoplasmosi, rosolia, infezione da citomegalovirus
  • Infezioni vaginali
  • Ipotiroidismo o ipertiroidismo
  • Diabete
  • Malattie autoimmuni: celiachia, nefropatia cronica, lupus, ipertensione arteriosa
  • Incompatibilità Rh: se la donna incinta è Rh-negativa e il feto Rh-positivo)
  • Shock emotivo
  • Ricorrenza a seguito di un aborto precedente. Infatti più alto è il numero di aborti spontanei già avuto e più alto è il rischio che questi ricapitino
  • Anomalie cromosomiche dei partner
  • Sindrome da anticorpi antifosfolipidi
  • Malattie trombofiliche: in tal caso aumenta la coagulazione del sangue

Aborto spontaneo prime settimane

Un aborto spontaneo nelle prime settimane spesso deriva da una gravidanza anembrionica, chiamata anche ovulo chiaro, quando l’ovulo fecondato si impianta correttamente nell’utero ma non diventa embrione.

Se l’aborto avviene ancora prima, potrebbe essere il caso di una gravidanza biochimica. In questo il test di gravidanza rileva la presenza di betaHCG in circolo che dà esito positivo, ma poi compare il ciclo mestruale nei tempi previsti. Questo caso è del tutto occasionale e non pregiudica le probabilità di future gravidanze o di aborti ripetuti.

Percentuali aborto spontaneo per settimana

L’aborto spontaneo è molto più frequente di quanto si crede. Solitamente avviene durante il primo trimestre ed è consigliabile fornire un supporto emotivo e psicologico per la donna che deve affrontare questa perdita. L’aborto ripetuto coinvolge il 3% delle donne, ma solo l’1% ha subito 3 casi di aborto spontaneo consecutivo. Le percentuali di aborto spontaneo calcolate per settimana in base ai dati Istat sono:

  • 36.7% fino alla settimana 8 di amenorrea
  • 32.4% tra la settimana 9 e la 10
  • 17.2% tra la settimana 11 e la 12
  • 5.4% tra la settimana 13 e la 15
  • 3.9% tra la settimana 16 e la 20
  • 1.7% tra la settimana 21 e la 25
  • 2.7% settimana non precisata

La gravidanza dopo aborto spontaneo

Dopo un aborto spontaneo è possibile rimanere di nuovo incinta anche dopo un breve lasso di tempo. Se si vuole tentare una seconda gravidanza dopo un aborto spontaneo, basta aspettare la nuova ovulazione e potrebbe già avvenire il concepimento.

La percentuale di aborto spontaneo solitamente diminuisce dopo il primo aborto. Se invece si dovesse verificare consecutivamente, bisogna considerare che in tal caso il rischio aumenta gradualmente con gli eventi consecutivi. Ci si deve rivolgere quindi ad uno specialista della fertilità per individuare le cause e definire un percorso alternativo. Il medico potrebbe consigliare alcuni esami:

  • analisi del sangue per studiare le alterazioni ormonali e gli stati immunitari particolari
  • test cromosomici di coppia per cercare un’eventuale anomalia genetica
  • ecografia, isteroscopia, isterosalpingografia, sonoisterografia per riconoscere eventuali anomalie dell’utero.
Categorie Articolo: Coaching, Ginecologia, Gravidanza
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